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Corri che ti passa! Tre curiosità sulla corsa

La corsa (che chiamiamo anche jogging o running) è senza dubbio l’attività fisica del XXI secolo. Ma perché questo predominio? Innanzitutto perché la corsa ha molte sfaccettature: corriamo per restare in forma, corriamo per preservare la salute, corriamo per piacere, corriamo per allenare un altro sport. Ma soprattutto corriamo perché è l’attività sportiva più… “orizzontale” che esista. Battute a parte (corriamo tutti in verticale, vero?) il paradosso serve a spiegare come la corsa non abbia soglie d’ingresso. La corsa è libera e gratuita. Per cominciare a correre non serve granché (Forrest Gump insegna). Se a tutto ciò aggiungiamo che oggigiorno correre è anche decisamente “cool” e alla moda, ecco motivato il successo.

Ma è sempre stato così? Beh, non proprio. Scopriamo insieme tre curiosità sulla corsa.

Curiosità sulla corsa

Le curiosità sulla corsa cominciano dalla traduzione della parola “jogging”. Che significa “procedere a balzi”.

Correre per punizione

Nel XIX secolo, negli Stati Uniti, correre era una punizione per i detenuti. I prigionieri venivano costretti a correre sopra primigeni dei moderni tapis roulant al fine di produrre energia attraverso la corsa. Per gran parte dell’Ottocento e nei primi decenni del Novecento, nelle prigioni statunitensi si potevano trovare dei mulini azionati dal movimento delle persone. Mulini che venivano usati per far sì che i carcerati producessero energia attraverso la corsa. Erano una forma di punizione e una delle attività che toccava a chi era stato condannato ai lavori forzati. Infatti “tapis roulant” in inglese si dice “treadmill”, la parola “mill” significa appunto “mulino”.

L’invenzione del jogging

Con la parola “jogging”, che procede dal verbo inglese “to jog” e che significa “andare avanti a balzi”, si intende da qualche decennio il correre a passo lento o medio. Il cosiddetto jogging è diventato popolare grazie a Bill Bowerman, allenatore di atletica leggera all’Università dell’Oregon e futuro cofondatore di un’azienda che avrebbe avuto un certo successo, Nike. Bowerman si appassionò al jogging dopo un viaggio in Nuova Zelanda in cui incontrò Arthur Lydiard, un altro allenatore, considerato il vero inventore del metodo jogging. Si dice che Lydiard riassumesse il concetto alla base del jogging con l’acronimo “Lsd”: “Long Slow Distance”, ovvero una lunga distanza da percorrere lentamente. Bowerman si stupì di quanto bene andassero gli atleti di Lydiard che si allenavano correndo in questa maniera e decise di importare il concetto negli Stati Uniti, dove nel 1966 pubblicò il libro “Jogging” in cui spiegò i benefici della corsa lenta alle persone comuni e non solo agli atleti.

Una strana abitudine

Nel 1968, dunque solo 50 anni fa, il quotidiano più famoso del mondo, il New York Times, pubblicò un articolo su alcuni strambi individui che correvano nel loro tempo libero. Per l’articolo furono intervistate anche altre persone – tutti uomini – che condividevano la stessa abitudine, descritta come “strana” e “bizzarra”. Che cosa significava correre per strada? E per di più la mattina presto? Gli intervistati spiegarono che correvano la mattina perché correre di sera sarebbe stato percepito come sospetto. Per i pionieri del jogging non era infrequente essere fermati dalla polizia e multati per “uso improprio del marciapiede”, o contravvenzioni simili.